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Ciao chiciolo ❤️

Ciao chiciolo !

Mamma è a pochi metri dall’ingresso del tuo nido, in fremito, muore dalla voglia di vederti. Non so ancora come hai affrontato queste prime ore senza di me ma ti immagino felicissimo di giocare, esplorare, crescere. In attesa che qualcuno ti riabbracci forte, così com’è stato prima del distacco. Il primo. Il primo in assoluto. Adesso datemi dell’irresponsabile, della matta, dell’esagerata, della donna troppo emotiva, probabilmente sono tutte queste cose. Sono io, che subito dopo averti salutato sono corsa in giro per le strade a piangere, nascondendomi in viuzze non trafficate, chiamando mamma e papà, scrivendo messaggi di aiuto. Tutto vero eh? Sisi, proprio io, quella tosta, dura, a volte superficiale, quella che prova sempre a tirar su il morale di chi le sta intorno, che non si tira indietro. Proprio io! E poi mi sono fermata un attimo a pensare alla mia di mamma, al mio papà, quando questa personcina qui, indipendente, che vuole le sue libertà e che ama follemente la vita, ha deciso di lasciare tutto e vivere a Milano, perché il paesino le stava stretto e aveva voglia di sperimentare e sperimentarsi. Il vuoto. È così allora che ci si sente quando si stacca il cordone ombelicale. Vuoti. Impauriti. Senza difese. Per poi crescere più forti probabilmente. Certo. Questa è stata la mia esperienza personale. Ma per i miei è stato davvero così? Chissà … magari più avanti potremmo anche scambiarci qualche pensiero e riderci su.

E adesso ti trovi tu dall’altra parte, dalla parte di chi “abbandona”, di chi per il figlio farebbe QUALSIASI COSA, e che per prepararlo alla vita sceglie di regalargli il suo spazio, in modo che possa confrontarsi con altre persone, altre realtà, migliori o peggiori a quelle che sta vivendo, ma comunque costruttive.

Non aver paura di crescere, di prendere la tua strada, di sperimentare, di litigare e di arrabbiarti. Non aver paura di scegliere, di vivere, di essere te stesso. Non aver paura di lottare per quello che vuoi. Non aver paura di giocare e di stare vicino ad altri bambini. Non aver paura degli adulti. Non aver paura. Sono qui. Siamo qui. Per te. Sempre.

E grazie ancora e sempre a voi, mamma e papà, che si siete sempre stati, che ci sarete sempre.

Vado a riabbracciare il mio pezzo di cuore.

Ciauuu

L.D.

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Il nostro primo giorno al nido … io speriamo che me la cavo 😅

Diciamoci la verità… l’ambientamento dei nostri piccoli cuccioli al nido è forse più utile a noi accompagnatori che a loro. Perché? Facile … perché ci sentiamo così importanti per loro da pensare che nessuno possa fare meglio di noi, perché li riteniamo “nostri” e perché sono così parte integrante delle nostre vite che risulta quasi impossibile separarsene, soprattutto se, come me, si è un tutt’uno da mattina a sera.

E così, la mamma qui presente, oggi accompagna il suo piccolo principe ad affrontare il suo primo ingresso ufficiale nel mondo da esploratore al nido. Lei, serena, serenissima, felice di questa nuova avventura, ma con gli occhioni gonfi e qualche lacrimone mentre lo accompagna all’indirizzo concordato. Lui, bellissimo sul suo passeggino, ignaro di tutto, cerca di parlare e scimmiotta un po’ guardandosi intorno. Poi l’incontro con i bimbi, le educatrici, le mamme. Fantastico! In un attimo sentirsi come in una seconda casa. Tutti insieme come in una grande famiglia. Giochi ovunque, bambini felici, risate, paroline abbozzate, suoni strani e divertenti. È sensazionale vedere tutta questa vita esplodere tra le mura di un luogo che segnerà le loro stesse vite. Loro, così buffi e talvolta goffi. Loro che camminano a gambe aperte, che corrono, che gattonano, che prendono giocattoli e ti guardano con gli occhi di chi vorrebbe dirti che si trova in un porto magico. Loro, seduti su delle micro sedie accanto a mini tavolini, a mangiare tutti insieme come gli adulti, a bere da soli “lavandosi”, a scambiarsi sguardi veloci e pieni di pensieri ed emozioni che solo loro capiranno. E in tutto questo i nostri mille pensieri, le paure di qualcuno, le certezze di qualcun altro. Noi e la felicità nel vedere il nostro piccolo miracolo FELICE.

In un attimo forse rimpiangere i tempi in cui eri tu la piccola di casa, quella che scorrazzava per le stanze a far casino, quella che riceveva mille coccole e regali. E ricordi i momenti in cui pensavi ai tuoi genitori come dei super eroi, loro, che facevano di tutto per te, che sapevano fare tutto, che sapevano capirti, che erano il tuo porto sicuro, che ti facevano da scudo, che ti proteggevano e che ti spianavano la strada ove possibile, in modo da rendere un po’ più facile questo percorso di crescita.

E adesso tocca a me ! 🥳🤞🔝💪🏻

Incrociamo le dita …

L.D.

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Splendi sempre così

Amo di te l’instancabile voglia che hai di abbracciare la vita. Tu che a piccoli grandi passi stai conquistando il mondo, che a piccoli grandi morsi stai assaggiando ogni specialità. Hai gli occhi pieni di mondo, di vita, di colori, di emozioni che ancora non riesci bene a gestire. Sei linfa e droga per le mie giornate, si, perché crei dipendenza, perché riesci ad incasinare così tanto la mia giornata da mancarmi quando dormi (anche se ammetto che il tuo dormire mi permette finalmente di riposare 😂). Sei forte, furbo, divertente (hai scoperto da poco come si fa a far ridere la gente e ti diletti in esibizioni strampalate). Sei affettuoso e romantico (non smetti di indicare la luna quando riesci a vederla 🥰). Sei adrenalina, ingenuità, spensieratezza, voglia di giocare ed emulare. E te ne stai lì, di fronte a me, con tutta questa voglia di crescere, di dimostrare, di raggiungere. Mi ricordi un po’ la me di non molto tempo fa. E in tutto questo periodo di convivenza alla fine ho imparato che in fondo forse tu e i tuoi colleghi bambini avete già capito tutto dalla vita. Siamo quasi sempre noi ad agire nel modo sbagliato. Possedete la chiave di tutto. La chiave dei cuori della gente, siete empatici, limpidi, puri, sinceri, non avete paura di esprimere ciò che provate nel momento stesso in cui lo provate e nel modo in cui lo provate. Non avete bisogno di giri di parole, un po’ perché non ne avete ancora la capacità e un po’ perché siete qui adesso, e poco importa tutto il resto, voi vivete adesso e questo momento dev’essere fantasticamente vivo e sentito. Mettete tutti voi stessi in ogni giornata. Non avete poi chissà quanti progetti, il progetto è essere felici, sempre, oggi! Alla fine ho imparato, o reimparato, quanto fosse bello svegliarsi la mattina presto e vivere una giornata intera senza fretta, assaporando ogni singolo momento. Ho ripreso a ridere a crepapelle per un nonnulla, come fai tu, intrattenendomi a fare lo stesso gioco per più di mezz’ora senza tregua. E mi metto continuamente alla prova di fronte alla tua “grandezza”, tu che un attimo prima sei arrabbiatissimo e un attimo dopo mi abbracci e ridi come se non fosse mai accaduto nulla. E allora penso a quanto sia stupido perdere tempo a ricordare cose passate, delusioni, sconfitte, e a riportare a galla dolori che ci impediscono di vivere serenamente il presente. Penso a quanto tempo si perda dietro invidie, rancore, mancanze di rispetto, aspettative. Tu invece dai senza aspettarti nulla in cambio e prendi senza quasi chiedere, perché tra persone che si amano e che condividono un pezzo di vita in fondo non bisogna chiedere, ma darsi e donarsi, senza aspettarsi nulla in cambio. E ti invidio sai? Tu vivi e ridi e ami a dismisura, ti nutri di sorrisi e di amore e di semplicità, mentre noi adulti ci perdiamo nelle piccole e troppe e stupide imperfezioni che probabilmente abbiamo creato da soli, noi, vittime di confini che ci siamo autoimposti. Tu non giudichi, semmai osservi e talvolta copi. Non aver fretta di crescere, abbiamo bisogno dei tuoi insegnamenti … lentamente ❤️

Mamma 🥰

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Vivere tutte le vite ….

Strane le relazioni! Un po’ amiamo, un po’ odiamo, un po’ siamo persi tra i nostri sogni, un po’ scappiamo, un po’ torniamo, un po’ non capiamo, un po’ soffriamo è un po’ siamo su di giri.

Strano quello che chiamiamo destino!

Siamo stanchi di tutto, felici di tutto, desideriamo ardentemente qualcosa, qualcuno, poi tra le nostre mani talvolta non ne capiamo quasi bene il valore, e cadiamo nella trappola della noncuranza, del “tutto è dovuto”, del “tanto cosa mai può succede?”. Vogliamo tutto e il contrario di tutto. Siamo lunatici, irascibili, siamo qui col corpo e con la mente viaggiamo chissà dove. Vorremmo essere in tutte le parti del mondo, vivere tutte le vite possibili, avere tutto quello che ci si aspetta di avere (matrimonio, figli, un ottimo lavoro, tempo libero, soldi, salute …) e avere anche la libertà di poter fare ciò che vogliamo davvero (viaggiatore, conoscere gente nuova, mangiare a dismisura senza ingrassare…). Ma sembra non si possa vivere tutte le vite del mondo in un’unica vita. Pare che debba sempre “mancare” qualcosa, per rincorrerla, per avere rimpianti, per avere rimorsi, per poter avere altre occasioni forse dopo questa grande opportunità. Ci si accontenta, si scende a compromessi, si litiga, si perde, si vince, ci si dispera, si gioisce. E in mezzo a tutta questa vita, a tutte queste possibilità, cose da fare e vivere, ci sono le nostre scelte, le nostre relazioni, con noi stessi e con le persone più o meno importanti alle quali siamo legati. Ogni nostra scelta influenza inevitabilmente quella che verrà fatta a sua volta da un’altra persona, un effetto domino talvolta incontrollabile. Ci pensate mai? E chi ci dice che quello che viviamo adesso è giusto per noi? E chi può darci la controprova di come saremo adesso, se avessimo scelto di continuare con le vite che avevamo prima? Ieri è passato, oggi è presente e domani è futuro. Si certo, ma

Certo passati non si dimenticano e ci plasmano, e certi presenti ci impediscono di guardare al futuro come a un regalo. Mi diverte proprio questa confusione. 🙈 chissà cosa vuole davvero da noi questa vita? Lo scopriremo mai?

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Ubriaca di te da un anno

Dunque è così che ci si sente dopo un anno: ubriachi, ubriachi d’amore per te, piccolo grande ometto. Ho ancora addosso ogni singolo pezzo di quella giornata, l’apprensione dei miei genitori e del tuo papà, la mia preoccupazione, la paura di affrontare tutto e la curiosità e la voglia di conoscerti. Ci si sente inermi a tenere stretti a se un cucciolo d’uomo così piccolo, inermi di fronte ad un miracolo che ripetendosi regala al mondo, ogni volta, la possibilità di diventare migliore. Già. Perché anche il tuo arrivo ha fatto si che ci fosse un cambiamento, un miglioramento. Probabilmente non percepibile da subito, nascosto dalla stanchezza delle notti in bianco, dalla pesantezza delle giornate scombussolate da una nuova presenza. Ma presente. Si. Perché siamo tutti un po’ migliori da quando ci sei. Io e papà abbiamo imparato tantissime canzoncine per farti sorridere, imitiamo animali, facciamo strani balletti, il tuo peso crescente ci ha permesso di tenerci in allenamento, i pranzi e le cene non hanno bisogno della tele perché ci sei tu a regalarci divertenti momenti di intrattenimento. Le giornate cominciano presto perché guai a te se non cominci a lavorare subito. Sei davvero uno stacanovista, e per due amanti del dolce dormire come noi, la tua esuberanza ha fatto si che ci si rimettesse al tuo passo. Hai invaso i nostri cellulari con le tue foto e i tuoi video. Sembra esista solo tu ( raramente io e papà ricordiamo di scattare una foto insieme in tua assenza 😝). Ogni giorno ti impegni per far si che non ci si dimentichi quanto sia prezioso il dono della vita. Sorridi spesso senza un apparente e spiegabile motivo, ti entusiasmi per quello che per noi è poco (un autobus verde, un piccione, un cane, una canzone, un cassetto aperto, la metro …), ti prendi gioco di te e di noi, mangi di gusto (soprattutto quello che mangiamo io e papà), adori l’altalena, lo scivolo giallo, i bambini che corrono e giocano, le coccole, il solletico, camminare senza saper bene dove andare. Ti piace osservare tutto quello che ti circonda, e spesso cerchi come una sorta di approvazione, un po’ come a dire “wow, hai visto anche tu?”. Ti arrabbi spesso quando non ottieni quello che vuoi, ma poi, appena io o papà ci innervosiamo, eccoti lì a farci capire quanto sia bello riderci su. Non è stato sempre semplice, non lo è tuttora, soprattutto per una come

me cresciuta come la piccola di casa anche oggi a più di 30 anni. Ci sono stati pianti, nervosismi e quei maledetti consigli non richiesti e le critiche con tanto di frecciatine, ma eccoti qui, un piccolo ometto meraviglioso, alla faccia di chi si permetteva di esclamare pensieri ingiusti al vento.

Ma torniamo a noi.

Tu un anno fa mi ha davvero cambiato la vita. Niente è più come prima. Ma è cambiato in meglio. Mi sono sentita davvero importante permettendoti di dormire addosso a me, proteggendoti, insegnandoti ogni piccola cosa di questo mondo che ti sembra così strano. E poco importa se le uscite non siano più le stesse, se il corpo non si sia ancora rimesso in riga (ma lo farà 💪🏻💪🏻), se il tempo per se sia notevolmente diminuito. Tu mi hai regalato la possibilità di migliorare il mondo insegnando a te quello che molta gente non ha ancora capito, insegnando a te quello che ho imparato dai miei errori. Mi hai permesso di amare senza misura, in maniera diversa da quella alla quale ero abituata. Mi hai permesso di capire mia madre, di amarla oggi più di quanto io non la amassi già. Di capire mio padre e ogni loro singola decisione nei miei confronti e nei confronti della nostra famiglia. E così come loro hanno fatto per me, piccolo Buddha, io ci sarò sempre. Perché sei parte di me e perché io sono parte di te. Buon primo anno Paolino mio.

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Io tu e il corona …

Vorrei si tornasse velocemente indietro, al tempo in cui il termine CORONA era legato a tutto tranne che ad una minaccia globale. La buonissima birra bionda, sale e limone, seduti su un muretto o in riva al mare. Il copricapo che indossano i re e le regine. Il personaggio famoso che ha deliziato i giornali di tutta Italia con i suoi comportamenti e le sue vicissitudini. Invece niente di tutto questo. Corona è il nome del nostro nuovo nemico, quello a cui abbiamo permesso di renderci deboli, quello che ci ha fatti letteralmente impazzire, quello che ci tiene barricati in casa, quello per cui ogni attività resta chiusa dalle 18.00 alle 06.00 del mattino. Talmente potente da impedire quasi di vivere. Un nuovo modo di trascorrere le giornate: programmi televisivi senza pubblico, distanza di un metro o più, blocco di qualsiasi assemblamento (sia esso di carattere ludico o meno), smart working, zero viaggi, voli cancellati e supermercati vuoti. Abbiamo sbagliato. Abbiamo sottovalutato il problema e non lo abbiamo gestito fin da subito. Abbiamo perso tempo a criticare, e abbiamo totalmente perso di vista l’obiettivo. Ci siamo lasciati prendere dal panico, non ci siamo documentati ma abbiamo condiviso opinioni solo per sentito dire. Abbiamo riempito treni e aerei e bus, abbiamo stretto mani, abbiamo svuotato i supermercati. Abbiamo perso del tempo a scrivere e dire scemenze sostenute da tanta ignoranza. Siamo stati superficiali … e adesso? Adesso scontiamo anche il comportamento stupido di chi, malato, è partito perché pare gli crollasse la casa addosso (meglio far girare il virus, non si sa mai che si scocci a stare a casa). Scontiamo la voglia matta dei giornalisti di seminare il terrore inizialmente con raffiche di notizie sulla quantità di morti (sempre opinabile e mai davvero certificata) e adesso sul terrorismo psicologico per indurre tutti a barricarsi in casa. Una cosa è certa però: tutto questo marasma ci sta danneggiando! Che ne sarà di tutti quegli imprenditori che dovranno comunque sostenere delle ingenti spese senza, tuttavia, alcun guadagno? Che ne sarà di tutte quelle persone che vivono di turismo, che volente o nolente hanno a che fare con il pubblico? Che ne sarà di quei detenuti che, male informati o forse solo troppo furbi, stanno generando una serie di brutto eventi all’interno delle carceri? So per certo che ce la faremo, torneremo più forti, col tempo, ma adesso serve pazienza. Quindi smettetela di riempire i supermercati, stare lì dentro tutti insieme non è forse un pericolo per voi stessi e per gli altri? Smettetela di organizzare feste e pranzi e cene con tanta gente perché “vi mancate”, per fortuna la tecnologia ci permette di essere vicinissimi e di regalarci tanti sorrisi senza alcun pericolo. Adesso basta ignoranza, basta affollare treni bus e aerei, basta far finta che non sia successo niente. Non siamo stati bravi a contenere prima il problema? Va bene, lo penso anche io, ma oggi possiamo fare la differenza. Siate intelligenti !

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Happy birthday

La vita non è una corsa ma un tiro al bersaglio: non è il risparmio del tempo che conta, bensì la capacità di trovare un centro.

Questa frase di Susanna Tamaro mi accompagna da molti anni ormai, e diversi sono stati i luoghi in cui l’ho letta, le persone le cose e gli eventi ai quali l’ho associata, i momenti della mia vita in cui riaffiorava improvvisamente. La prima volta che abbiamo avuto un contatto risale a più di dieci anni fa,frequentavo ancora ragioneria e un professore, per me di fondamentale importanza, fu l’artefice del nostro “incontro”. Erano gli anni dell’adolescenza, del “sentirsi inadeguati”, gli anni delle prime delusioni (in amore, in amicizia…), dei colpi di testa, della sensazione di onnipotenza e della credenza che non si debba mai aver bisogno dei consigli o dell’aiuto degli altri ( soprattutto se gli altri sono i genitori). Gli anni della ribellione, di un’anima imprigionata in un corpo che spesso non piace, dei sogni, degli obiettivi talvolta utopici, dell’imbarazzo, della voglia di crescere velocemente bruciando qualche tappa. Insomma, proprio gli anni di quella famosa corsa. C’è la voglia di arrivare primi, primi in qualsiasi cosa, primi nelle prime volte, come se si vincesse un premio, come se non si avesse più tempo. Accumulatori seriali di esperienze, instancabili protagonisti delle nostre vite. Poi, ad un certo punto, dopo tutta questa corsa, dopo tutta questa voglia di stare sempre in prima linea, ci si ritrova su un divano, ad ascoltare musica e fissare il cielo azzurro dalla finestra, chiedendosi dove ci ha portato tutto questo, se i percorsi intrapresi siano stati giusti, se scelte diverse ci avrebbero salvato da innumerevoli sconfitte, se oggi siamo davvero nel posto in cui avremmo voluto essere quando, qualche anno fa, giocavamo a fare i grandi.

… Quante candeline hai spento dal giorno della tua nascita? Ognuno avrà a che fare con un numero diverso senz’altro, ma ci pensate mai a quella canzoncina che risuona ogni volta? HAPPY BIRTHDAY … buon compleanno direte. Oggi invece riflettevo sulla traduzione letterale: felice giorno di nascita. Nascita quindi … ad ogni compleanno non si tratta forse di festeggiare una nuova nascita? Ogni anno non è forse una nuova opportunità per noi? La possibilità di cambiare le carte, di fare il punto tra chi avremmo voluto essere, chi siamo e chi potremmo essere. La possibilità di rimettersi in gioco, perché non è mai troppo tardi. Ogni nuovo anno ci avvicina sempre di più a quello che sognavamo da bambini, diventiamo grandi, e con gli anni impariamo che in fondo sarebbe stato meglio non correre troppo a volte, ma vivere quello che la vita ci aveva regalato in quel momento, senza troppi ma e troppi se, senza fasciarci la testa, piuttosto che correre alla ricerca di non si sa bene cosa. E quindi oggi, su questo divano, passati i 30 anni da un po’, ho un fermo immagine a quella ragazzina che ascoltava musica da sola in riva al mare in pieno inverno o sugli scalini desolati di una vecchia stazione a fissare i treni … lei che voleva cambiare il mondo, che non vedeva l’ora di crescere, che è sempre stata stretta nei suoi panni, nella sua età, che non aveva ancora visto il mondo, che ingenuamente fantasticava immaginando la sua vita tra qualche anno. A lei voglio dire di rallentare, di riprendere in mano il suo tempo, di non correre e di concentrarsi sul suo centro, di seguire le sue passioni, i suoi obiettivi ma con la consapevolezza che tutto può cambiare, anche le priorità, che non tutto può essere perfetto ma che si ha sempre la possibilità di recuperare, che ogni anno è un nuovo regalo di Dio o di chi per Lui ( se non ci credi ), e che non c’è cosa più preziosa di quello che rappresenta il tuo valore aggiunto.

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Cuore allegro : 6 mesi ❤️

In questo periodo sono stata zitta ad osservarti, ad osservarmi, ad osservarci cambiare, a vivere intensamente ogni attimo, ogni istante … ma oggi voglio omaggiare i tuoi primi 6 mesi di vita con una delle cose che mi piace fare di più …!scrivere ! Sarò sincera: non sono una di quelle persone che dice di non aver vissuto prima di te, direi di certo bugie. Prima di te ci sono stati tanti viaggi, notti insonni passate a chiacchierare o a tirar tardi di locale in locale, passeggiate romantiche, settimane intense tra lavoro palestra e faccende domestiche. Prima di te c’erano ore intere dedicate allo shopping sfrenato, armadi pieni zeppi di tutto e niente in particolare, serate al cinema, numerose cene tra amici, birre caffè e amari. Prima di te c’era ME, e il tuo papà, NOI due. Ma non sei arrivato per caso: sei stato cercato, desiderato, sognato, immaginato; sei stato al centro di ogni nostro discorso, di ogni nostro progetto. E poi eccoti qui … bello come una notte d’estate piena di stelle, come una distesa di girasoli, come il mega pranzo della domenica, come il mio dolce preferito, come un cucciolo. Ci hai letteralmente cambiato la vita. Tu e i tuoi versetti strani, la tua ninna nanna (che sembra più un lamento), i tuoi grandi occhi a mandorla (forse l’unica cosa che hai preso da me), le ciglia lunghe, le fossette sulle mani, una sola fossetta sulla guancia, i tanti capelli chiari, la linguaccia (per questo ringraziamo nonna “rambo” 😆). Non so ancora cosa mi piaccia di più di te: il naso, le labbra, le orecchie, il viso, le gambette cicciotte. Se quando ti lanci addosso a me o papà, quando ridi a crepapelle perché balliamo o ti “facciamo volare”, quando mordi la mia spalla 🤪, quando metti in bocca il tuo piede, quando sei alla ricerca di coccole per addormentarti, quando ridi mentre dormi, quando fai le carezze, quando mangi la pappa come se stessi mangiando al tavolo di un re, quando hai gli occhioni lucidi e sembri così indifeso, quando fai il piacione … sto esagerando? Può darsi. Ma sai, forse la cosa più importante è che tu rappresenti il regalo più bello che io e tuo padre potessimo donarci. Rappresenti tutto l’amore che proviamo l’uno per l’altra, rappresenti la nostra volontà di insegnarti ad amare così come siamo stati capaci di fare noi, sei la possibilità che abbiamo per migliorare il mondo, sei la nostra forza, sei un piccolo faro, un seme che abbiamo la responsabilità di far crescere nel migliore dei modi, sei tutto quello che di bello vorremmo avesse la gente. I miei genitori ti chiamano “cuore allegro”, si, perché a quanto pare il tuo cuoricino lo è, e non perde mai occasione per far vibrare le nostre vite. Tu rendi speciale ogni attimo. Tu hai la capacità di farci arrabbiare tanto, nonostante tu sia ancora così piccino, e un attimo dopo ci sciogli il cuore. Vorrei poter dire che è tutto semplice ma non lo è : adesso le notti insonni sono diverse, resto sveglia perché alle 3 di notte tu hai voglia di giocare mentre io vorrei solo dormire; comandi tu, anche se ci piace ogni tanto far la voce grossa come se potessimo comandare; cresci velocemente e questa mamma nanerottola fa un po’ fatica a tenerti in braccio, un po’ perché a momenti sei più grande di me e un po’ perché pesi un pochetto 😵 e poi ci sono i momenti in cui piangi come un disperato e non sai bene neanche tu perché, quindi prova a pensare come mi sento stupida ! Ma è grazie a te che apprezzo sempre di più questo mondo, che spero in qualcosa di migliore. Non che non lo sapessi già, ma grazie a te sto imparando quanto sia importante il ruolo delle madri, per la pazienza, l’amore, la presenza, il coraggio, la protezione e la voglia e l’impegno e il tempo che ogni giorno mettono a disposizione dei loro piccoli affinché le pagine bianche delle loro vite abbiano i disegni e le scritte più belle e intense, affinché ogni giorno possa essere più speciale e ricco del giorno precedente. Grazie a te io cresco. Sono rinata madre e, credimi, così come capita a te, anche le pagine del mio nuovo libro sono tutte bianche. Per quanti libri e consigli esistano, l’unica cosa importante alla fine è l’esserci e il viverti. Grazie perché ogni giorno imparo da te quanto sia bello lasciarsi andare, ridere di tutto e di niente in particolare, ridere ridere a crepapelle, sognare ad occhi aperti, meravigliarsi, innamorarsi di tutto come se lo si vedesse per la prima volta. Grazie a te imparo ad amarmi un po’ di più. Grazie a te amo ancora di più tuo padre, perché vedervi insieme mi rende migliore e una tra le donne più felici al mondo. Grazie per avermi cambiato la vita piccolo cuore allegro, piccolo finferlino, pezzo di cuore !

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Dietro le quinte

… da lontano riconosco “Beautiful Day” degli u2. Io non so di preciso cosa voglia dire questa canzone ma percepisco significhi molto per te, lo sento da come la canti, da come poggi le tue mani sulla pancia e da come ti sorride il cuore. Ti sento forte e sento forte anche le tue emozioni, e così partecipo a questa grande emotività scalciando a più non posso … riesci a sentirmi?

Sono qui, nascosto dentro di te mentre aspetto di vederti per la prima volta. Non ti sembra buffo che tu e papà mi abbiate già spiato in questi mesi, mentre io non ho ancora idea di cosa mi aspetti? Insomma, chi vi ha autorizzati a ridere di me mentre giocavo con il cordone ombelicale, mentre ciucciavo il dito, mentre stavo a bocca aperta, mentre muovevo mani e piedi senza ben capire cosa fossero o mentre singhiozzavo? Apprezzo comunque molto il vostro sforzo di raccontarmi le vostre giornate, del resto qui dentro non mi avete fatto dono di giocattoli … ho sentito dire che ho già molti vestitini e che sarò forse pieno di giochi, allora fa niente se farò il monello qualche volta vero? Ad ogni modo, in mancanza di altro, sto imparando a conoscervi da qui.

Mamma è un essere speciale, mi tiene con se sempre, in ogni momento della giornata. Mi piace immaginarla piena di sorrisi per me, così come quando canta in giro per casa o quando è in macchina. Si prepara da tempo per il mio arrivo, ha seguito corsi, letto, ascoltato pareri dalle altre mamme ( talvolta imbarazzanti, io sarò bravissimo 😁), mi trasmette emozioni forti in ogni momento della giornata. Ama la musica, e io con lei, ama canticchiarmi canzoni di qualsiasi tipo e raccontarmi qualche aneddoto legato al testo o al momento in cui le ha sentite per la prima volta, la sento leggere, favole, libri che le piacciono, risolvere cruciverba o fare lunghe telefonate (che chiacchierona). Ha già creato un posticino per il mio arrivo, lo chiama la cameretta, e so che anche se non lo racconti in giro passi spesso li a lasciare anche solo un piccolo saluto. Mi coccoli molto, mi sposti i piedini, mangi cose buonissime e ogni tanto ti sento impazzire perché non sai più cosa indossare. Mi sa che comincio ad essere un po’ ingombrante. Sei innamorata, sei felice, hai il cuore pieno di emozioni nuove, di progetti, di sogni, e quando resti sul divano ad immaginarmi, beh, in quegli stessi istanti non solo il nostro cuore batte all’unisono ma anche le nostre anime diventano un tutt’uno.

E poi c’è papà. Ecco, non so quanto tu sia alta ma lui, beh lui me lo immagino proprio un gigante, uno di quei supereroi dai super poteri, pieno di muscoli e tanto tanto buono. Lo sento da come ti abbraccia, da come ti parla, da come ci accoglie quando torna a casa dopo una giornata di lavoro. Mi parla sempre di calcio, e accipicchia come si arrabbia se la sua squadra non va bene come vorrebbe. Mi sa che mi conviene imparare a giocare fin da subito, altrimenti si arrabbierà anche con me 😎 . Sento che ci ama tantissimo. Le sue grandi mani coprono tutto il pancione, sento anche le sue pernacchie. Però sono davvero geloso in questo momento. Insomma, io qui al buio e lui li a prendersi tutte le coccole che mamma dovrebbe dare a me. Ecco perché quando si appoggia lo prendo a calci 😁😁 ma poi tanto lo so che cederai anche tu. So che anche mamma lo pensa. Ha sempre la capacità di farti ridere, qualche volta ti strappa qualche broncio, non ho ben capito perché ma meglio non contrariarti mamma … o probabilmente tutte le donne, mah … imparerò !

Vi stravolgerò la vita, vi hanno già avvisati? Conosco tutte le tecniche per farvi arrabbiare, spaventare, divertire, e per farvi perdere del tutto la testa per me. Sarò totalmente parte di voi, come voi sarete per sempre parte di me. Adoro già le vostre voci e vi cercherò in ogni momento della giornata, per cui non arrabbiatevi se inizialmente sembrerà tutto difficile, se dipenderò totalmente da voi, se non ci sarà giorno o notte. Crescerò e cresceremo insieme, perché insieme a me nasceranno due nuovi voi, due nuove figure che non conoscete ancora ma che mi renderanno un ometto fantastico, lo so già.

La mia villeggiatura sta per concludersi, né approfitto però per ringraziarvi per tutto quello che avete già condiviso con me in questi lunghi e intensi nove mesi, per questo grande dono che mi avete fatto e per tutto quello che verrà. Non abbiate paura di me, in fondo voi sapete già tutto ormai, mentre a me non resta che imparare il mestiere della vita.

Ci vediamo presto, il vostro finferlino ❤️

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Questioni di FAMIGLIA

Dopo giorni di molteplici e contrastanti notizie, opinioni e articoli in merito, dopo tanta confusione, falsi moralismi, trasmissioni sbagliate e dicerie indicibili, eccomi qui a parlarne anche io, a cercare di mettere un punto lì dove ne sarebbero necessari parecchi. Si è parlato di famiglia, di famiglie, naturali e non, di com’è cambiata la società, di come potrebbe cambiare ancora.

Una tra le più conosciute definizioni è la seguente : “ FAMIGLIA è un nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro col vincolo del matrimonio o da rapporti di parentela o di affinità “. Non è certo l’unica e sola … e già in questo primo caso non si fa riferimento ad alcun sesso “giusto”!

Condivido allora una tra le definizioni che più mi piace portare ad esempio, quella di Aristotele, per il quale la famiglia è il nucleo fondamentale della società, il suo primo mattone costitutivo: “senza la famiglia non esisterebbe il resto della comunità politica (quello che Hegel chiamerà Stato)”. La famiglia è intesa in opposizione al singolo individuo, che da solo in quanto singolo non è numericamente in grado di essere società. Farà successivamente riferimento all’uomo e alla donna per “cagione di conservar la generazione”, ma pare non si sia mai posto la questione e nemmeno abbia mai escluso esplicitamente la possibilità di famiglie omosessuali.

Ecco il punto sul quale vorrei che ognuno di noi rivolgesse un pensiero : da una parte un uomo del 300 a.c., un filosofo tra i più influenti del mondo occidentale, dal pensiero innovativo, capace tuttavia di definire oggettivamente la famiglia; dall’altra noi tutti, grandi uomini e donne moderni del ventunesimo secolo, noi che sappiamo tutto e che siamo sempre pronti a metterci in gioco, noi che costantemente riusciamo ad esporre un pensiero e a rinnegarlo qualche istante dopo a seconda dei gruppi di cui facciamo parte, noi, capaci di denigrare il termine famiglia solo per preconcetti e ignoranza.

In questo secolo di innovazioni, di mode, di “emancipazioni” più o meno reali, di “libertà di pensiero” più o meno veritiera, di uomini su Marte e donne denominate tali ma con “qualche segreto”, possibile ci si scontri ancora in maniera incivile e, soprattutto, con argomentazioni così povere di contenuti? Da anni siamo tartassati da programmi televisivi in cui si discute in merito all’etica dell’amore, giusto solo se tra uomo e donna, dannato e inconcepibile solo se tra sessi differenti … e adesso riviviamo lo stesso marasma per il concetto di famiglia. Ognuno si sente poi in diritto di inveire contro l’altro per un pensiero diverso in merito, e tuttavia tutto questo litigare non porta a nulla di buono. Da giorni continuiamo a dividerci tra atei e religiosi, politici e non, omosessuali e “normali”, sul vero significato di questo termine tanto intenso. Ma perché litigare quando tutto è ormai così evidente? Forse Aristotele aveva visto molto più lontano di quanto non si riesca a fare adesso, parlando di nucleo fondamentale della società? Forse abbiamo dimenticato quanto contino i valori della famiglia? Il nucleo di cui si tratta, composto da uomini e donne, da soli uomini o da sole donne, non è forse la stessa base di partenza? Se due esseri, qualsiasi sia il sesso, sono capaci di regalarsi emozioni, amarsi, credere nella loro unione e immettere nella società parte dell’amore che essi provano, forse non possono essere inclusi tra quegli esseri capaci di riprodurre l’alimento principale alla base della società ? Se degli esseri, di qualsiasi sesso, sono capaci di condividere questo grande amore e dei valori e principi forti con i loro stessi bambini, che differenza può fare ciò ? Cosa ci spinge a definire famiglia reale un insieme di persone piuttosto che un altro? I pregiudizi? I pensieri di altra gente vicina? La paura di esporsi? Chi ci da il diritto di capire quale sia il modello di famiglia davvero giusto in un mondo talvolta campato in aria? Non capisco tutto questo polverone ! Insomma: cos’ha di “giusto” una famiglia disastrata, composta da un uomo e una donna, i quali non si amano, litigano tutti i giorni, intrappolati in un legame malato fatto di bugie, tradimenti, talvolta anche atti di violenza persino nei confronti dei bambini ? E cos’ha di “giusto” una coppia che non può avere bambini ma che, per formare la famiglia in cui crede, decide di adottare un bambino o di ricorrere ad inseminazioni artificiali o a chissà quale altra “esperienza non naturale”? E ancora, cos’ha di “giusto” una madre o un padre capace di uccidere il proprio bambino, magari solo perché piange o per punire il compagno ? Famiglia è quel posto speciale dove tutto trova un senso, dove il mondo esterno resta sulla soglia della porta per dar spazio all’armonia, alla condivisione, alle emozioni, alla complicità, alla forza e alla voglia di vivere. Famiglia è quel pezzo di mondo dove tutto ha motivo di trovare una soluzione, dove attingere forza e coraggio, dove trovare radici solide, dove evadere quando qualcosa fuori non va. Famiglia è quel pezzo di mondo imperfetto dove tutto trova tuttavia un senso. E tutto questo come sempre non ha colore, non ha religione, non ha sesso, non ha razza, non ha età.

Sarò strana, matta o forse solo stanca di stereotipi, luoghi comuni … sono una donna innamorata di un uomo, sposata in chiesa per scelta e per fede, con un pancione sempre più grande e un bambino in arrivo. Ciò dovrebbe farmi sentire speciale o “giusta”, invece l’unico mio pensiero è che tutti possano avere la possibilità di vivere quello che questa unione mi regala ogni giorno, la possibilità di creare una famiglia che possa costituire un valore aggiunto per una società spesso spenta e svuotata … ❤️

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Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:

1. A essere contento senza motivo.

2. A essere sempre occupato con qualche cosa.

3. A pretendere con ogni sua forza quello che desidera.

(Paulo Coelho)

Sono seduta sul divano a fissare il nostro albero di Natale ancora spoglio, tanti piccoli grandi e colorati regali lo circondano, quest’anno ci siamo davvero superati ma … avevamo da festeggiare più degli altri anni sai? Volevo condividere questa immensa felicità dal momento che il regalo più grande io l’ho già ricevuto, prima di tutti voi che state leggendo … quel regalo che non può essere scartato adesso, non un regalo di quelli comuni, di quelli che ti toccano il cuore, che ti emozionano tanto, che ti fanno fantasticare tutto il giorno … il mio regalo sei tu, piccolo esserino ancora senza un nome ❤️🤰

Sei arrivato in punta di piedi, quelli che non avevi ancora ma che adesso sono definiti, come le tue manine. Te ne stai lì, nel tuo nido, protetto da tutto quello che non conosci ancora. Non puoi ancora vedere ma mi dicono che senti, che cominci a prendere confidenza con i rumori, con le voci, con la mia voce, con tutti quelli che mi stanno intorno e che mi amano, e che ti amano già.

Chi l’avrebbe mai detto…

Eppure sono qui, ad ascoltare musica, a fantasticare su come sarai, a chi somiglierai, alle emozioni che proveremo, alle emozioni e alle sensazioni che proverai. Il mio corpo sta cambiando, sta crescendo il pancino, qualcuno dice di vedermi diversa, qualcun altro ripropone già una serie di detti in modo da capire quale sarà il tuo sesso ma, che importa ? Sembra tu stia bene, per cui nessuna fretta 😊

Non immaginavo fosse così facile abituarsi a te: insomma, si dice sempre che le donne vivano male i loro cambiamenti in questi momenti, eppure a me sembra di vivere ogni giorno un nuovo miracolo. Ma ci pensi? Sei dentro di me e cresci velocemente, ti prepari ogni giorno per presentarti a tutti noi in splendida forma, sguazzi come un pesciolino e cerchi di capire anche tu in fondo cosa ti stia accadendo, per cui come si fa a preoccuparsi del solo aspetto fisico? Pazienza, sarò meno attraente del solito 🤪🤪 ma basti tu a rendermi luminosa e sicura di me. Sei già famoso… parlano tutti di te, e potresti persino collezionare più vestiti e scarpe di mamma e papà messi insieme, hai già una piccola raccolta di tutine da far invidia a tutti. So già che sarai la parte migliore di me, di noi, e ripongo in te tutte le speranze che si hanno quando si comincia un nuovo progetto, quando si ha un sogno grande nel cassetto, quando si desidera qualcosa con tutti se stessi.

Mi piace pensarti li, a ciucciare il dito, a rotolarti, a cambiare mille volte posizione, a sintonizzarti sulle note delle nostre voci … mi piace pensarti felice, curioso di conoscerci, capace di trasmettere grandi emozioni, capace di provare grandi emozioni nonostante le tue minime dimensioni.

E questa frase, I CAN’T STOP THINKING ABOUT YOU, scritta di getto su un pezzo di carta? … ti sembrerà forse stupido ma è tratta da una canzone che canticchia il tuo papà pensandoti … perché non smettiamo un attimo di pensarti, perché non possiamo smettere di pensarti! ❤️

L. D.

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Intolleranza 3.0

31 anni … stai crescendo. Eppure vivi sempre nel tuo piccolo e burlesco personaggio, creatosi piano piano, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. Hai conosciuto molta gente, di diversa età, pensiero, provenienza. Ti sei fatto le ossa vivendo da solo, hai affrontato le tue paure e hai imparato dalle cadute, mai completamente da solo. Non è sempre andato tutto come immaginavi, nel bene e nel male, ma poco importa… sei una grande persona, ne sono certo! È tempo tuttavia di riflessioni, di cambiamenti, di scelte. Se prima credevi di vitale importanza essere considerato l’amico di tutti, oggi sei pronto a stare anche da solo, preferisci scegliere con chi condividere e valorizzare il tuo tempo, preferisci dare un nome e un luogo alle priorità.

E allora la parola d’ordine è “selezione”:

• si sceglie cosa ci piace davvero mangiare ( invece di riempire lo stomaco con qualsiasi cosa ci venga proposta, del resto il cibo è uno dei piaceri più grandi della vita 😜);

• si sceglie il lavoro che più ci soddisfa;

• si scelgono le amicizie, i compagni di viaggio, l’amore. Si ha meno paura di dire “no”, di frequentare nuove compagnie, di andare a destra mentre solitamente ti recheresti a sinistra;

• si sceglie un modo, di fare, vivere, stare al mondo.

Insomma, si diventa intolleranti !

Un po’ come quando abusi di una pietanza per poi scoprire che la sua assunzione crea dei disagi, e così cominci a prenderne le distanze fino ad evitare ogni tipo di contatto. O quando un’overdose ti spinge a mettere un punto.

Perché costringersi e costringere qualcuno? Perché passare le ore ad aspettare la risposta di qualcuno, che puntualmente arriva troppo tardi, rovinando i nostri progetti? Perché rinchiudersi nello schema che qualcuno pensa sia giusto per noi, senza pensare per un attimo a quello che potremmo essere e realizzare seguendo ciò in cui crediamo? Tutti i giorni abbiamo a che fare con gente e cose e posti che non ci piacciono, non reagiamo, “non insultiamo” e spieghiamo a chi ci ha tagliato la strada che avrebbe potuto farci molto male, non ci permettiamo di avanzare un cibo che non ci ha colpito in alcune situazioni (per bon ton o per paura di essere giudicati), non prendiamo una posizione per paura che questo possa farci sentire non accettati. E così ci confondiamo tra le tante facce anonime già viste, vittime di noi stessi, incapaci di far qualcosa per lasciare un segno, cambiare.

Mi chiedo a cosa possa portare tutto questo se non ad un impoverimento generale. Servono battiti forti, voci calde, sguardi decisi, strette di mano convinte, scelte ( poco importa se totalmente giuste). E così sei intollerante. Non tolleri più la strafottenza, la mancanza di coerenza, la presenza inetta, l’ingratitudine, la superficialità, ogni tipo di abuso, la maleducazione, l’invadenza. Sei intollerante alle false amicizie, ai luoghi comuni, alle domande che non meritano risposta. E cominci a correre da solo, alla ricerca di qualcuno sulla tua stessa lunghezza d’onda. Corri per star bene, per raggiungere il tuo centro, il tuo benessere, con o senza tutto quello che ti ha permesso di essere qui, adesso, o magari con qualcosa in più.

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Sempre tutto sotto controllo

Ci pensate che fino a qualche mese fa eravamo tutti chef, parrucchieri, lavoratori in Smart working, senza un euro perché la cassa integrazione chissà quando sarebbe stata accreditata sul nostro conto? Ci pensate che fino a poco tempo fa era impossibile spostarsi tra regioni, province, comuni? Ci pensate che gli aperitivi più Fighi erano quelli in video chiamata e che il karaoke si improvvisava in balcone ? Sbaglio o è successo tutto giusto pochissimo tempo fa? Poi “la riapertura”, mascherine sudate per il forte caldo e buttate in ogni dove, abbracci, baci, starnuti addosso, discoteche e locali aperti con gente ammassata e sudata, lidi pieni, lungomare affollato e tanto altro ancora. E dov’era il nostro caro coronavirus? Dov’erano i controlli, le multe, le critiche ? Un’estate intera ad ignorare quanto accaduto e ancora in atto, un’estate intera a criticare una siciliana per una frase estrapolata da un’intervista di cui poco si parla. Ma che importa. Noncinnècovidddi. No, nessun covid, nessun virus, nessun problema. Siamo tutti sani e felici. E così pare che ci si sia già dimenticato dei tanti morti, dei funerali celebrati in assenza di parenti, di ospedali pieni e mal gestiti, del terrore ad ogni passo. Tutto finito perché l’Italia, quella che conta, quella che lavora seriamente e che fa girare i danari, deve ripartire. Benissimo! E adesso allora perché ci ritroviamo a discutere in merito a prossime chiusure? Davvero mi volete far credere che era necessario far ripartire il calcio favorendo un contatto che altrimenti e probabilmente non ci sarebbe stato? Davvero volete farmi credere che fosse necessario riaprire le discoteche perché i poveri ragazzi non hanno avuto il modo di ballare e divertirsi in questi ultimi mesi? Quindi di certo più salutare creare assembramenti tra gente forse malata, forse no, tanto poi ad ottobre magari si ripensa a bloccare il calcio amatoriale (quello della serie A no perché quello sì che fa girare l’economia a contagio zero no?), a chiudere i locali a mezzanotte perché cenerentola così non viene contagiata ?

E si vocifera nuovamente di un blocco tra regioni, di limitazione agli incontri tra parenti e amici, di multe, di Smart working e di tampini obbligatori.

Non si parla invece delle scuole destabilizzate dall’incapacità di saperle organizzare, di professori inesistenti e di ragazzi lasciati in balia di se stessi, di mamme che non potranno mai rientrare a lavoro perché i bambini non possono mangiare e/o dormire al nido/asilo. Ma che importa ! Tanto se tutti stiamo a casa poi abbiamo più spazio per strada per tutti gli immigrati che continuiamo a portare in Italia, si, perché noi siamo altruisti e benefattori.

E poi la storia dei tamponi … giorni ad aspettare l’esito di un esame non del tutto affidabile. Perché ? Oggi mi sottopongo al tampone, aspetto almeno tre giorni per l’esito, magari negativo si … ma se ho contratto il sintomo in maniera asintomatica nei tre giorni di fermo fiduciario e, post esito, soddisfatto del risultato, andassi in giro a contagiare tutti non sapendo di esser io la causa ? Fantastico no?

Insomma, come sempre, tutto sotto controllo!

Fatemi ricredere, ne sarei felice !

L.D.

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#miportovia

Quarantena … un isolamento forzato, solitamente utilizzato per limitare la diffusione di uno stato pericoloso (spesso una malattia).

È questo il periodo che ci accomuna tutti, da nord a sud, un periodo strano, fatto di incertezze, di paure, di nostalgia, di poca serenità, talvolta di solitudine. Sembra un po’ troppo, nell’era del digitale, del tutto e subito, degli aperitivi, della comunità interconnessa, vivere un momento così buio. Eppure siamo qui, chiusi tra le nostre quattro mura, in compagnia di tutti gli strumenti elettronici capaci di regalarci qualche istante di libertà. Continuo a ripetermi che probabilmente niente sarà più come prima, o almeno non per tutti, e non subito dopo la cessazione delle varie restrizioni. Non saremo come prima perchè questo capitolo ci ha segnato molto e inevitabilmente ha inciso su quelle che erano le nostre certezze, le nostre routine, e su quello che saremo e faremo. Cosa mi porto via di tutto quello che sto vivendo? In primis l’importanza di non rimandare a domani, come spesso siamo abituati a fare, perché non abbiamo tempo, perché non abbiamo voglia, perché c’è sempre qualcosa di più importante da fare. Ma in fondo non è così! Il tempo lo abbiamo, eccome! Dobbiamo solo essere capaci di rivedere le nostre priorità, un po’ come stiamo imparando a fare adesso. Quindi non rimandiamo. Incontrate quella persona che non vedere da tempo, fate quella

Telefonata importante, mandate quella nota audio o quella foto ricordo o quel messaggio che scrivete e cancellate di continuo.

Mi porto via la bellezza del silenzio, della calma, del fare le cose non sempre di fretta come si fa spesso in settimana.

Mi porto via la complicità e la ridistribuzione dei ruoli in casa.

Mi porto via la simpatia e la dolcezza dei miei vicini di balcone, quelli che non conoscevo ancora e che è bello vedere ogni giorno per il buongiorno, il buon pomeriggio e io buonasera.

E perché no, mi porto via anche la forza e il coraggio con cui il nostro paese sta affrontando questo problema, L’Unità dei singoli nonostante la loro distanza.

Mi porto via i sorrisi delle poche persone che incontro al supermercato. Perché? Beh, non capita spesso che la gente si sorrida per strada senza conoscersi ! Ma adesso quel sorriso diventa davvero oro.

Mi porto via il ritmo lento delle giornate, scandite da così tanti minuti passati insieme a mio marito, lui che ha finalmente tempo e modo di vivere il nostro bambino come non ha mai fatto finora.

E voi? Cosa vi portate via?

Kiss,

Leti